È molto difficile fare il mio mestiere quando succedono drammi come questo. Cosa può fare un comico davanti ad una tragedia? Tacere e basta. È come se la realtà di colpo spegnesse il sorriso, staccasse l’interruttore del divertimento e appesantisse tutte le nostre piccole strategie di leggerezza.
È naturale, fisiologico.
Ma a me piace pensare che invece ci sia ancora spazio per la vita. Ci sia spazio di resilienza.
Resilienza è una parola bellissima. Vuol dire capacità di far fronte ai traumi in maniera vitale e forza di ricostruirsi restando sensibili alle cose positive che la vita offre, senza perdere umanità.
Ed è quello che hanno fatto i francesi e che ci ha raccontato Aldo Cazzullo sul Corriere. Lui dice cosi.
Sono resilienti:
Quelli che sono usciti dallo stadio cantando la Marsigliese.
I musicisti di strada che davanti al Bataclan hanno suonato We shall overcome.
I commessi di Hermes e Kenzo che stamattina hanno detto ai direttori dei negozi che sarebbe stato meglio chiudere per lutto.
I verdurieri che nonostante i consigli della prefettura hanno aperto il banco ai mercati rionali.
I ragazzi in fila per donare il sangue.
Quelli che hanno messo on line il video dei ragazzi che uscivano dallo stadio cantando la Marsigliese.
I dipendenti comunali che hanno passato il giorno libero a pulire il sangue sui marciapiedi.
Quelli che su Facebook aggiornano la bacheca «dimmi che sei vivo».
Gli anziani che nella notte hanno aperto la porta di casa a sconosciuti che avrebbero potuto essere i loro nipoti.
I 400mila che hanno cliccato il video dei ragazzi che escono dallo stadio cantando la Marsigliese.
Quelli che si sono alzati con l’idea di restare in casa tutto il giorno e al pomeriggio sono usciti.
I terapeuti che hanno aperto un ufficio di «aiuto psicologico » nel municipio del quartiere più colpito.
I poliziotti che alle 5 di sera hanno placato una rissa tra neri e algerini in rue de Rivoli dicendo: «Vi rendete conto che sono successe cose più importanti della vostra rissa?»
Quelli che hanno messo in place de la République lo striscione nero con il motto di Parigi: «FLUCTUAT NEC MERGITUR», la barca oscilla tra le onde ma non affonda.
Chi ha scritto sui muri del Marais «alla fine non vincerete voi».
L’immigrato cambogiano con la fisarmonica che sulla passerella di fronte al Louvre suona la Vie en rose.
14 Dicembre 2015 /
Ecco cosa ho scritto dopo averti sentita in radio il 14 novembre:
“Stamattina mi sono svegliata per ascoltare @lucianinalittizzetto alla radio e fin dalle sue prime parole “andiamo in onda ma in maniera sobria per rispetto nei confronti di chi sta soffrendo, è un orrore di cui tutti facciamo parte” mi sono scese le lacrime. Ho avuto paura come l’ha avuta lei. In tre ore di puntata non ha voluto far ridere ma riflettere, informare e restare unita a chi soffre ed è il bello di lei: ha una grande umanità e il suo cuore batte prima per gli altri che per lei. Domani spero che da Fazio mostrerà a tutti la sua forza, la resilienza che ha dentro di sé (grazie per avermi insegnato questa parola)! #prayforparis”
Grazie, grazie, grazie!
16 Dicembre 2015 /
Lo so quasi a memoria questo discorso. Ho visto tante volte il video. Tante volte in cui quello che era successo a Parigi mi sembrava così assurdo e senza senso, così spaventoso.
E grazie per queste parole stupende che sono riuscite a ridarmi la speranza, la speranza che al mondo esistano ancora cose belle e persone buone, anche se spesso si parla solo delle cose più brutte e delle persone più cattive.
E grazie per avermi fatto “scoprire” il significato della parola resilienza (un po’ prima di questa occasione ma l’ho comunque imparato grazie a te), una parola bellissima
19 Dicembre 2015 /
Sono state delle giornate intense quelle dopo l’attentato a Parigi, non che adesso non ricada il pensiero a volte, ma diciamo che uno cerca di conviverci. “Ma a me piace pensare che ci sia ancora spazio per la vita, ci sia spazio per la Resilienza.” La parte più bella, secondo me di tutto il monologo.
Come avevo scritto in radio quando parlasti con Vic di ciò che era accaduto il giorno prima a Parigi e leggevate i messaggi degli ascoltatori, la penso esattamente come te : “Ho 22 anni e se dovessi trovare trovare la parola chiave che rappresenti la giornata sarebbe: sconfitta. Sconfitta perché ancora una volta vedo che c’è gente che in nome di una religione ammazza e piega una città intera al terrore. Il terrore e la paura di non poter vivere là proprio vita mai. La paura di vivere, sempre e comunque. È questa la vera guerra. Dobbiamo trovare un modo, anche il più stupido, per conservare il coraggio di difendere la nostra libertà e avere fiducia nel prossimo. La seconda parola della giornata, la rubo a te Luciana: Resilienza.”
Niente da aggiungere, hai fatto tutto te. Come sempre riesci a trovare le parole giuste.
Sei grande anche nella tua sensibilità nel trattare argomenti tosti e delicati.
Un bacio.
Eleonora
19 Dicembre 2015 /
Ciao Luciana, grazie per le tue parole. Io sono buddista da quasi 16 anni e c’è un concetto che molto si avvicina alla resilienza.. “Trasformare il veleno in medicina” . Questo significa che una cosa negativa diventa curativa. Ogni difficoltà ha dentro di se un potenziale di trasformazione incredibile. Dopo quello che è accaduto a Parigi ho deciso di diventare un essere umano ancora più umano. Di sforzarmi ancora di più per difendere ovunque la dignità della vita. Di considerare ogni giorno in più un tesoro prezioso. Di difendere la libertà con tutto me stesso. Di trasformare la violenza che esiste nella mia vita perché so che in un modo o nell’altro quello che accade fuori e’ il riflesso di ciò che ho dentro. Un abbraccio. Paolo.
1 Gennaio 2016 /
Bello ció che hai scritto, l’emozione che hai trasmesso, la forza dei contenuti….credo che tutto questo dia valore, volume e credito a questa Resilienza. j’adore. .questa moderna araba fenice. . .