Altro giro altra corsa. Siete pronti? Tenetevi forte che sto per darvi l’ennesima dimostrazione che noi, in Italia, non abbiamo bisogno dell’Isis per distruggere il nostro patrimonio artistico e culturale. Facciamo da soli. Ci basta un’arma letale, in cui siamo maestri. L’idiozia. Unita all’incuria. Sommata alla pigrizia. Siamo i geni dell’ignavia. Raffinati cultori della schifosa arte del menefrego. Questo stivalone sbirgolo a bagno nel mare è pieno di opere d’arte e noi ce ne fottiamo. Tanto ne abbiamo a bizzeffe, no? Gli americani per avere un museo da visitare devono inventarselo, mettere in mostra le mutande di Churchill o le caccole di Kennedy. Invece noi sprechiamo tutto.
Noi abbiamo a Sesto Fiorentino un prezioso Museo che sta, letteralmente, cadendo a pezzi. Anzi peggio. Marcendo, insieme a tutto quello che contiene. E qualcuno forse se ne preoccupa? Certo che no. Non interviene il comune, né la regione Toscana, né la culturalissima e vicinissima città di Firenze, che adesso è mezza sprofondata ma prima stava su, né il Ministero dei Beni Culturali, niente, nessuno muove un dito.
Si tratta del Museo Ginori, creato dalla Richard-Ginori, la famosa ditta che dal 1735 ha prodotto ceramiche e porcellane di pregio. Qualche anno fa la Ginori è fallita, ed è stata acquistata da una multinazionale francese. Che però non ha comprato anche il museo. E come mai? Sono forse scemi, i francesi, che rinunciano a un inestimabile patrimonio di opere, disegni, modelli in creta e in cera, libri antichi? No, non sono scemi, quelli sono furbi come volpi, come renards, ma non possono comprare il museo perchè per legge dovrebbero lasciarlo dov’è, e neanche prendersi tutte quelle meraviglie e portarsele in Francia. Dovrebbero acquistare anche i padiglioni in cui le opere sono conservate, e sistemare il tutto.
Però c’è una cordata di imprenditori edili che vuole comprarsi i padiglioni e poi buttare giù tutto e fare una bella speculazione edilizia. Non si sa cosa ne farebbero delle opere custodite nel museo, probabilmente immondizia, e neanche differenziata, perché mi risulta che le tazzine non vadano nel bidone dell’umido. Quindi i francesi non sanno come muoversi, e nel frattempo il Museo non è di nessuno, e muore lentamente, ucciso dalle muffe che distruggono i meravigliosi modelli in cera delle ceramiche e dall’umidità che divora i sostegni in legno delle vetrinette in cui sono custodite le opere, per cui in ogni momento tutto potrebbe crollare, e di tre secoli di arte resterebbero soltanto cocci e poltiglia. E anche i libri sono rovinati dall’umidità, mentre i gessi si spaccano. Una morte lenta e inesorabile. E soprattutto vergognosa.

Allora, io vi chiedo questo: qualcuno vuole intervenire? Qualcuno vuole comprare questo museo? Vi dico anche il prezzo, faccio proprio l’agente immobiliare. Faccio la Roberta Carlina. Costa quattro milioni e mezzo. Tanto per dire, un bell’attico a Roma costa così. Centomila più, centomila meno. E in tanti si comprano un bell’attico a Roma. Possibile che Comune, Regione, Privati, Ministero, imprenditori illuminati, mister Franceschini, tutti insieme non possano fare una cordata che raduni questi quattro milioni e mezzo e faccia rinascere il Museo?
Sono sicura che ci sarebbero migliaia di persone felici di pagare un biglietto per visitarlo. Come punto di riferimento, gli interessati potrebbero rivolgersi agli Amici di Doccia, un’associazione culturale che si sta sbattendo per cercare di salvare il Museo. La loro bellissima idea sarebbe di farne anche una residenza per giovani storici dell’Arte. In modo da renderlo vivo, e mobile, e luogo di incontri e ispirazione. Dai, non facciamo questa figura. Sono troppi ormai i luoghi d’arte che vengono abbandonati all’incuria, a partire da Pompei.
Perchè poi la cosa che mi fa rabbia è che ci muoviamo solo DOPO il disastro, mai PRIMA. Quando ormai il danno è fatto, e c’è stata l’alluvione, o il crollo, o l’incendio, allora tutti a disperarsi.
Diamoci un andi si dice in piemontese. Cioè: diamoci una mossa!
pics © Pagina Facebook del Museo Richard Ginori
1 Giugno 2016 /
“l’ennesima dimostrazione che noi, in Italia, non abbiamo bisogno dell’Isis per distruggere il nostro patrimonio artistico e culturale”
Ecco, parole sante, purtroppo 🙁
Sempre tutti a disperarsi dopo che succedono i disastri, ma mai nessuno che faccia qualcosa per evitarli (o almeno quasi mai)
Grazie per averci parlato di questo museo che personalmente non conoscevo. Spero che si riuscirà ad evitare la perdita di questo posto e di tutto quello che contiene.
1 Giugno 2016 /
È proprio vero che ci muoviamo dopo il disastro e mai prima. Che peccato per il museo!? Speriamo che si diano un andi. Incrociamo le dita.
1 Giugno 2016 /
《Siamo i geni dell’ignavia. Raffinati cultori della schifosa arte del me ne frego! 》quanto hai ragione Lucianina! Io lo dico sempre che con tutto quello che abbiamo potremmo vivere di turismo e essere ricchi…
Pensa che qualche anno fa sono stata ad Agrigento alla valle dei Templi, sito meraviglioso tenuto malissimo e quando mi sono permessa di dire alla guida, che era anche professore, se non fosse il caso di curarlo di più e di evitare che la gente ci camminasse allegramente sopra perché metti mai che uno fra 100 anni voglia venire a vederlo mi fa: tanto fra 100 anni non siamo più qua! -.-
Spero davvero che salvino questo museo!
Buona serata Lucianina! ??❤
1 Giugno 2016 /
Grazie!!!!!
Io sono di quelle parti… È la storia della Pozzi- Ginori è complicata sia per la Fabbrica che per il museo!!!! La produzione Pozzi Ginori è stata data prima in mani estere e poi chiusa definitivamente… Quindi centinaia di persone in mezzo ad una strada!!!! Il museo è come la
fabbrica nel dimenticatoio dei più!!! Firenze sarebbe una città meravigliosa che purtroppo vive di rendita e non si impegna per mantenere quello che ha… Anzi… Basta vedere cosa è successo ai Lungarni… Roba che se fosse stato ora di punta… In piena zona Piazza della Signoria sarebbe successo un macello!!!
È per questo che quando sono venuta al Salone del Libro sono rimasta colpita dalla tua Torino è una città vivissima!!!! Impegnatissima a mostrare e dimostrare quello che di bello c’è e che di buono sa Fare!!! Purtroppo le amministrazioni di Firenze non hanno mai lavorato in quel senso!!
Per cui Grazie mille ancora!!!!
1 Giugno 2016 /
Non conoscevo questa vicenda, però ho provato ad informarmi. Se non ho capito male, il problema in questo caso è nato dal fallimento della società che a sua volta possedeva la società proprietaria del Museo (e già qui la situazione mi è parsa decisamente ingarbugliata).
Il Museo, pur non avendo debiti particolari, è stato costretto a chiudere nonostante rientrasse tra i beni tutelati dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio.
Ora, questa mi sembra una doppia assurdità pazzesca: perché chiudere un museo che, da quanto ne ho capito, non è in rosso, e per giunta tutelato per legge?
Come spesso accade, poi, nessuno prende l’iniziativa di muovere un dito… in molti preferiscono girare la testa dall’altra parte e lasciano che le cose semplicemente vadano “come devono andare”.
Perché? Perché abbiamo perso la capacità di reagire? Perché scegliamo sempre la via meno faticosa? Perché quando accade qualcosa di negativo non c’è mai nessuno che ne sia responsabile?
Grazie a te per aver segnalato un’ennesima triste vicenda.
3 Giugno 2016 /
grazie Lucianina per portare alla luce anche la parte marcia che è in Italia . Purtroppo qui in Italia cose che potrebbero funzionare ce ne sono tantissime il problema e che nessuno se ne occupa come si deve e i nostri soldi vengono allegramente spostati di portafoglio in portafoglio senza muovere un dito per le cose importanti .
9 Giugno 2016 /
There are thousands of tourists who would love to visit the museum. You have a jewel in your hands but throw it in the dirt. Why is nobody angry about this, if it was in my town I would be standing outside the street with hundreds of people demanding it open. its scandalous waste.
9 Giugno 2016 /
Sono veramente dispiaciuta per questa storia del museo. E’ veramente incredibile e vergognoso! Ho seguito la vicenda Richard-Ginori perche’ appassionata di porcellane. Spero che il ministro della cultura si dia una mossa . Con meno chiacchiere e piu’ fatti. Brava Lucianina!