Non avevo letto mai nulla di questa autrice e ora che ne parlo in giro tutti mi dicono meraviglie. In effetti la Ernaux è una scrittrice sopraffina. Questo è un romanzo breve scritto in prima persona. 81 pagine. Ma è come se ne avesse 81 mila tanta è la roba che ci sta pigiata dentro.
Siamo nel 1950. In una domenica d’estate, lei, bambina, ascolta per caso le chiacchiere della madre con un’amica e scopre inaspettatamente che prima di lei c’è stata un’altra figlia, morta di difterite a sei anni. Una bambina di cui la madre dice: “Era più buona di quella lì”. E quella lì sarebbe lei. E da quel Lì si diparte il romanzo che è il racconto di una ferita, antica e dolorosa, una storia di assenze e di colpe, di mancanze vive e di passati mai passati.
È un bel libro molto intenso da leggere e rileggere.
“Negli anni Cinquanta gli adulti consideravano noi, i bambini, come creature dalle orecchie trascurabili, davanti alle quali si poteva dire di tutto senza conseguenze a eccezione di ciò che riguardava il sesso, a cui si poteva soltanto alludere…”
L’ALTRA FIGLIA di Annie Ernaux. L’orma editore.
4 Luglio 2016 /
L’ho visto l’altro giorno in libreria ma non me la sono sentita… È tanto tanto triste? Magari prima o poi cederò… ?
4 Luglio 2016 /
Grazie per i tuoi preziosi consigli Lucianina… Sento che mi piacerà!
4 Luglio 2016 /
lo richiedero’ alla mia bibblioteca,grazie del consiglio.
4 Luglio 2016 /
Il tuo commento su instagram di qualche giorno fa mi aveva parecchio incuriosita.
Anch’io non conosco questa scrittrice, ed ammetto di avere qualche timore ad affrontare una lettura simile. Immagino sia già dura confrontarsi con un fratello / sorella presenti (non posso saperlo – sono figlia unica), ma competere – anche se nel senso buono – con il ricordo di qualcuno che non c’è più dev’essere un’impresa…
Dopo aver finito “La vedova”, posso però dire che i tuoi consigli stanno diventando una piacevole abitudine: grazie!
8 Luglio 2016 /
Ti capisco Emanuela, ma ti assicuro che vale la pena intraprendere quest’ avventura…
8 Luglio 2016 /
Letto!
Hai ragione: è un libro che – nonostante sia così striminzito – probabilmente richiede più di una lettura. Così, d’istinto, mi ha ricordato per certi versi “Domani nella battaglia pensa a me” di Marias, perché anche in quel caso c’è una vicenda che può esistere solo perché prima c’è stata una morte, ed un narratore che con quella morte continua a fare i conti. Sono quelle famose “assenze” che ci parlano e ci mettono in discussione ancor più delle presenze.
E nel caso dell’autrice di questa lettera, credo che sia anche molto difficile dover improvvisamente “dividere” i genitori con qualcun altro e pensare che hanno formato, prima che con te, una famiglia con “la buona”.
4 Luglio 2016 /
Come sempre grazie dei consigli ❤️
Già dalla descrizione su Instagram mi aveva incuriosita e adesso ancora di più, ma sembra abbastanza impegnativo, magari lo leggerò un po’ più avanti, d’estate preferisco libri un po’ più leggeri?
8 Luglio 2016 /
L’importante è leggerlo 🙂 Io sono rimasta incantata da questo libro così piccolo ma così pieno..
5 Luglio 2016 /
Comprerò anche questo, fino ad ora ho seguito tutti i tuoi consigli e ne sono sempre rimasto entusiasta.
19 Luglio 2016 /
Letto!!!!!! E devo ammettere che è stato il mio primo esperimento e-book.. Ma credo che questo libro finirà per essere uno di quelli di cui comprerò la versione cartacea perchè nonostante l’abbia letto molto bene non ho avuto la soddisfazione di sottolineare è scrivere a matita al lato della pagina (puoi sottolineare anche con il Kindle ma non è la stessa cosa!!!!????)
Sono rimasta folgorata da tantissime cose… Io ho un fratello più grande di 12 anni quindi non ho mai provato cosa voglia dire essere figlia unica, e io con mio fratello o un bel rapporto, e per mia fortuna non ho mai nemmeno provato cosa voglia dire vivere nel ricordo di nessuno!! Sono però rimasta molto colpita da come una vita possa essere segnata da poche parole… (A questo proposito devo leggere assolutamente “Il Posto” lo hai mai letto?) a come una frase possa sconvolgere il rapporto con i propri genitori tanto da non sentirli più nemmeno i propri ( e il mancato uso di pronomi e si sostantivi è un segno chiaro), non rappresentano più nemmeno qualcuno da “odiare”.
Poi per come sono fatta io… Non avrei mai resistito al non confrontarmi, anche se mi rendo conto che l’epoca in cui è ambientato il libro era l’epoca dell’omertà assoluta…
Sono rimasta colpita dal l’assoluta volontà di non sapere e di non dire…. Forse due parole diverse avrebbero colmato il vuoto lasciato da quel racconto del 1950…
Dulcis in fundo… La scelta del passaggio di Jane Eyre in assoluto uno dei più struggenti… È quello che mi porto dietro da quando ho letto quel libro….
23 Marzo 2017 /
Luciana,
ma perché non la inviti da te? Annie sarà presto in Italia! Sarebbe bellissimo…
(e soprattutto io sono come contattarla ;))