“La ribellione vuole simboleggiare il superamento del mito materno, ma io non sono ribelle, non ho scritto niente di nuovo, ho solo scelto la sincerità: essere madre è anche una gran rottura di scatole”…
Il romanzo d’esordio di Giada Sundas racconta le vicende di una giovane madre. Ha solo 23 anni Giada, ed è diventata mamma a 23 anni. Nel suo racconto riesce a scardinare tutti i miti legati alla maternità. Perché è bello essere mamme imperfette. Provare ansia, insicurezza, indecisione. Non esiste la ricetta della mamma perfetta, anzi al contrario, essere madre vuol dire anche non sapere esattamente quale sia la scelta giusta da fare.. Un libro spriz. Di quelli che ti tirano su il morale. Non un romanzo ma un diario di una mamma sgangherata. Fragile e amorevole, che si incazza e ride, che urla e accarezza in un’alternanza di amore e odio tipico delle madri. Un bell’esordio. Brava!
Le mamme ribelli non hanno paura. Giada Sundas. Garzanti
“So che è più facile dire di sì, proteggere e coccolare, ma l’affetto per un figlio non può e non deve essere cieco, acritico: il vero ruolo dei genitori è di educare, di proteggere e di proteggersi, anche da se stessi”
Esperienze di vita vissuta. Storie che si scontrano con la bellezza e la difficoltà dell’essere madre oggi.. Il libro inizia con la storia di Toya. Ve la ricordate? La madre di colore che va a riprendere suo figlio, durante un corteo pericoloso, e lo porta via a suon di schiaffi. Una donna forte, coraggiosa, che non teme nessun pericolo per amore del figlio. E da qui partono tutta una serie di incontri con tante madri e le loro storie. Amorevoli, determinate, resistenti, ostinate. Madri famose e sconosciute che per i figli spostano le montagne. Per amore. Solo per amore.
Madri. Myrta Merlino. Rizzoli
18 Luglio 2017 /
Questo libro voglio leggerlo! Mi capitano tanti tipi di ladri tutti i giorni… chi molto sicura di sè, chi in preda all’ansia per la salute dei figli, chi questo figlio è una cosa che non mi appartiene, chi pensa chissà se sarò mai all’altezza, chi non riesce ad essere madre… tante storie… ed essere madre è una sfida quotidiana tra mille ostacoli!
Però, mi capita spesso di pensare anche a quanto sia difficile essere figli… Non so se qualcuno abbia mai scritto in proposito…. è un po’ il rovescio della medaglia… ci sono identità da costruire, strade da seguire, e genitori da soddisfare…
a volte mi capita di vedere madri e figlie in competizione tra loro oppure madri in competizione con le proprie madri… e ciò non è per niente salutare… siamo in un periodo storico strano, forse il prof strano per crescere sia come madri che come figli! ❤️?
18 Luglio 2017 /
Grazie per i consigli!! Il libro delle mamme ribelli magari lo regalerò alla mia ??
25 Luglio 2017 /
Brava ?
22 Luglio 2017 /
Ho letto “Madri” dopo aver faticato non poco per trovarlo (in libreria mi hanno consigliato di abbandonare ogni speranza di poterlo ordinare), e una volta finita anche l’ultima pagina sono rimasta molto meditabonda.
Sicuramente è un libro che non avrei mai letto se non avessi visto il tuo post: non che non abbia l’età per essere madre (anzi…), ma non ne sento davvero il desiderio – pur lavorando molto volentieri con i bambini – e per cui neanche mi sarebbe venuto l’istinto di cercare un libro di questo genere.
I primi racconti mi hanno colpita molto, ma li ho anche sentiti poco “miei”: pur nella loro diversità, descrivono tutti rapporti molto stretti di una madre con un figlio maschio, un attaccamento che io – figlia femmina e pure unica – sperimento poco nella mia famiglia.
Invece, “Micaela” mi ha conquistata: come guida didattica o museale mi ritrovo spesso a contatto con classi di bambini e con le loro insegnanti e – tralasciando i casi in cui le maestre farebbero bene a cambiare lavoro (ahimé) – percepisco tutte le problematiche descritte da Micaela: insegnanti che devono sopportare genitori “sindacalisti” dei figli, genitori troppo invadenti e solo nei momenti sbagliati, genitori che impediscono ai figli di conquistare l’indipendenza… Spero sia solo un’impressione, ma ogni anno che passa mi ritrovo a incontrare bambini sempre più incapaci di stare attenti, di esprimere un’idea, di lavorare manualmente… una tragedia, insomma.
E poi c’è Emma, mi verrebbe da scrivere come l’autrice. Quel capitolo è per me un pugno in pieno stomaco, forse perché per certi versi – e con le ovvie e dovute proporzioni – c’è un qualcosa in lei in cui mi riconosco. Non so se anche per me sia quel “per sempre” a farmi tanta paura (io almeno non l’ho mai vista così), però sulla frase finale ho pensato parecchio.
«Forse perché si può essere madre in molti modi. E ognuna deve poter scegliere il suo modo responsabilmente. Sapendo che la libertà non è sempre sinonimo di felicità e che alcune scelte possono essere molto dolorose, perché la libertà non implica solo diritti, anzi implica anche doveri. Il dovere della libertà appunto».
Veritas meriterebbe un libro intero: complimenti all’autrice per averla fatta emergere dal silenzio!